venerdì 17 agosto 2012

Silk - la recensione della prima stagione

Il periodo estivo per noi serie tv dipendenti è un momento in cui si è soliti dedicarsi ai "recuperi", a quelle serie che generalmente per mancanza di tempo abbiamo deciso di non seguire in contemporanea USA/UK. Finite tutte le serie invernali ci si getta nei "progetti recupero", e diciamocelo non c'è niente di meglio che vedere una serie avendo tutti gli episodi a disposizione, con la possibilità di decidere i tempi e i modi di visione. Bene, se ancora non avete stillato la vostra lista di serie da recuperare in questa estate, o nel caso, giacché siamo ormai a metà agosto, l'abbiate già conclusa, aggiungete Silk, soprattutto se vi sentite orfani di The Good Wife, perché questa serie va assolutamente recuperata. Silk è una serie britannica in onda sulla BBC one dal febbraio 2011 (è' andata in onda a Maggio /Giugno la seconda stagione e per la mia gioia è stata rinnovata per una terza), la serie racconta le vicende di un gruppo di avvocati che condividono lo stesso studio legale forense; la protagonista è Martha Costello (Maxine Peake) che con Clive Reader (Rupert Penry-Jones) concorre per ottenere il titolo di "Avvocato della corona", il titolo della serie, infatti, fa riferimento a 'talking the silk', ricevere la toga di seta riservata agli avvocati ammessi al Queen's Council. Diventare avvocato della corona oltre ad essere un prestigioso traguardo sociale e professionale per un avvocato britannico da anche determinate libertà, come ad esempio scegliere i casi dei quali occuparsi e una serie di altri vantaggi. A Martha e Clive sono assegnati due pupil, noi diremo tirocinanti, giovani appena laureati privi di esperienza che devono farsi le ossa con i due avvocati più bravi e di maggiore esperienza della studio. A Martha viene affidato lo spiantato Nick Slade, che con il mio sconcerto ruba la toga e la parrucca perché non ha neanche una sterlina, figuriamoci i soldi per tutte le cose che servono a un avvocato in Inghilterra! Come al solito quando si parla di professioni, ruoli sociali in Uk, si parla automaticamente di ceto sociale e di cosa un membro di una classe sociale può o non può fare. Intendiamoci, quest'aspetto nella serie non è affrontato apertamente, ma come in tutte le serie inglesi, di genere drama soprattutto, è sempre nell'aria, è qualcosa dato per scontato, che a me personalmente lascia sempre abbastanza spiazzata: nei casi, nei discorsi tra colleghi aleggia sempre quanto pesi il ceto sociale, questo ad esempio si nota quando viene sottolineato il cognome della seconda tirocinante Niamh Cranitch (Natalie Dormer), che viene assegnata a Clive che pensa bene, oltre che fargli da mentore, di portarsela a letto, lei, come dicevo, ha un cognome che pesa è la figlia di un giudice in vista, ha a differenza di Nick i fondi per intraprendere la carriera e la strada spianata. I casi nei sei episodi dai quali la serie è composta, non sono tutti particolarmente originali, ma sono ben scritti e raccontati, le questioni etiche che sollevano sopperiscono a questa mancanza di originalità, che a mio avviso è l'unico difetto della serie. Ai casi fanno da cornice le vite degli avvocati dello studio, soprattutto le storie di letto di Clive con Niamh, ma prima di lei, con Martha con la quale sta, tra lo sconcerto e paura di entrambi, per avere un figlio. Raccontata così, sembrerebbe prendere una piega Soapy-Drama, ma non abbiate paura, tutto ciò è raccontato con molta eleganza e in terzo piano rispetto ai casi dibattuti in tribunale e la lotta di potere con golpe annesso, che avviene nello studio. Golpe ai danni di Billy, il barristers'clerk (un funzionario amministrativo dello studio legale) colui che fa le veci dell'avvocato che guida lo studio; si occupa di smistare i casi agli avvocati dello studio, gestisce i soldi e tutti i contatti dell'ufficio con l'esterno. Fil rouge dei sei episodi oltre al golpe in atto nello studio è anche il caso presentato nel pilot, quello di Gary Rush, un delinquente della peggior specie che deruba e malmena un vecchietto e creerà non pochi problemi a Martha. Mi fermo qui, l'intento di questa recensione è indurvi, se non l'avete fatto, a vedere la serie, quindi non voglio rovinarvi la visione dando troppe anticipazioni. La serie è di livello, ma dalla BBC non ci aspettiamo niente di meno, recitata molto bene, con un ritmo serrato e soprattutto molto realistica: gli avvocati si trascinano letteralmente in aula carrelli pieni di documenti che gli saranno indispensabili per difendere o, nel caso facciano le veci dell'accusa, a presentare i fatti nei loro processi, non hanno palmari e tablet come l'americana Alicia Florick. Il sistema legale Inglese sebbene come quello Americano è giurisprudenziale e non basato sulle fonti come il nostro, si discosta un bel po' da quello Americano soprattutto nell'organizzazione burocratica degli studi e della carriera legale, ci sono due tipi di avvocati in Gran Bretagna i: barristar e sollicitor, Martha e gli altri dello studio sono del primo tipo, avvocati specializzati in alcuni rami ai quali i sollecitor, assistenti legali privati, si rivolgono per portare in aula i casi. Praticamente i barrister dibattono il caso in tribunale, mentre i si occupano del rapporto più diretto del cliente e di stillare la memoria difensiva. Tutto ciò non è spiegato, la serie è destinata al pubblico inglese principalmente quindi sarebbe stata superflua qualsiasi delucidazione. Per noi, anche se a conoscenza di queste differenze più sostanziali, è tutto nuovo e interessante ovviamente. La serie è diversa e lontana dai legal americani anche nello stile, i dibattimenti sono molto british nel senso poco teatrali sebbene le parrucche possano far supporre l'opposto, molto asciutti e realistici. La recitazione è, come già detto sopra e sembra scontato dirlo, di alto livello così come la sceneggiatura e i dialoghi. Quindi non indugiate oltre, accendete il condizionatore e godetevi i sei episodi della prima stagione di Silk.
Telefilm-central.org     

mercoledì 6 luglio 2011

Recensione: True Blood 4.02 – You Smell Like Dinner

Dopo una premiere che al mondo seriale non è piaciuta neanche un po’, su Twitter c’erano solo commenti negativi, ecco che la palla passa a me per commentare questo secondo episodio della quarta stagione: You Smell Like Dinner .
Intendiamoci a me la premiere è piaciuta, certo non mi sono strappata i capelli ma non ho neanche sbadigliato dalla noia, i personaggi sono tanti, troppi e questo è il limite più grande di True Blood, lo dicevamo anche durante la scorsa stagione, ma forse la serie mi mancava tanto e quindi non ho notato troppo i difetti o forse le mie aspettative sono più basse, non saprei.
Il secondo episodio sicuramente  è più interessante del primo, la storyline principale è infatti introdotta in questo episodio: Eric subisce una sorta di maledizioni dal gruppo di streghe che si riuniscono in un negozio a Bon Temps e perde la memoria, ma questa è  solo la fine dell’episodio in effetti.
Bill, diventato Re della Louisiana dopo aver reso poltiglia sanguinolenta la Queen Sophie-Anne, che mi mancherà molto, diciamolo però: sfida eseguita non ad armi pari, visto che Nan manda i suoi uomini ad aiutare Bill, così da facilitare la successione al trono della Louisiana.
Dicevo, è Bill che manda Eric a fermare le negromanti in quanto molto pericolose perché in grado di controllare i morti e sappiamo che Vampiro = Morto.
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mercoledì 11 maggio 2011

Trasloco in corso

Cambiamenti in corso!
Ho momentaneamente trasportato solo qualche post del blog, visto che non esiste un modo pratico e veloce per poter migrare gli oltre, 1000? forse più, post da iobloggo a Blogger, vedrò cosa posso fare perché non voglio perdere sette anni di chiacchiere inutili.
Intanto comunque il vecchio blog è qui http://sweetlife0.iobloggo.com/

venerdì 31 dicembre 2010

Il meglio del 2010: Cinema, serie tv, concerti, musica, libri

Ecco qui, come ogni fine anno si fanno i bilanci: quali serie, persone, musica o libri mi hanno colpito in questo 2010 (ovviamente è la mia classifica personale, c'è roba vecchia anche di 10 anni, ma che ho scoperto quest'anno)?
Ecco qui di seguito la mia personale Classifica, tenendo conto che il recupero in primavera di Queer ad Folk mi ha particolarmente provato, e lo vedrete .

mercoledì 3 novembre 2010

Considerazione sul bel paese

La giornata è iniziata con il nostro vergognoso Presidente del consiglio che ha dichiarato "

"Meglio guardare ragazze che essere gay "
Su Facebook il link rimbalza ovunque la gente è indignata, o meglio quella troppo poca  gente che si interessa: ora basta!!
Basta: L'italia è al baratro siamo lo zimbello del mondo, questo individuo tratta le donne come le ultime sceme sulla faccia della terra, ora dall 'antisemitismo, alla barzellette naziste passa all'omofobia, ma bastaaa!

E io aspetto che succeda qualcosa, ma non succede mai niente in Italia, le persone guardano Barbara D'urso, e si bevono tutto quello che dice lei, ecco cosa succede e la lobotomia è completa.

Per fortuna in questa triste giornata, in cui il degrado, lo schifo in cui siamo immersi è peggiorato ancora di più (e pensare che ero convinta che fossimo infondo già), qualcuno da voce a tutti noi stanchi, stremati da questo paese così immobile .
 Lui mi da una speranza.Ma forse per noi piccoli Italiani lui è troppo avanti?

venerdì 29 ottobre 2010

Rubare l'arte

Mi trovo da qualche tempo a pormi questo quesito: Quando E SE scarico illegalmente musica sto commettendo un reato pari ad un furto in un negozio? All'acquisto di sigarette di contrabbando?
Si, lo so che legalmente la risposta è senza dubbio: si sto commettendo un reato punibile per legge, ma io parlo di morale.
Come vi sentite voi quando scaricate illegalmente musica?
Queste domande nascosto da quando ho iniziato a seguire emergenti, sia Italiani che stranieri e mi sono resa conto veramente, di quanto lavoro e investimento c'è dietro ad una sola canzone, per non parlare dell'intero CD: Progetto grafico, musicale tantissime persone che ci lavorano in diversi ruoli, i proventi della vendita sono ripartiti tra tanti, per non parlare della pressione che le case discografiche esercitano sugli emergenti, trattati come macchine spremi soldi che devono vendere a tutti i costi.
Quindi io, riferendomi alla domanda su come mi sento a scaricare illegalmente: Mi sento male! Come se avessi rubato un quadro o avessi fotocopiato un libro di narrativa.
Quindi mi sono fatta delle regole che non mettono a dormire la mia coscienza ma la lasciano riposare.

  1. Scarico legalmente /compro cd fisici di tutti gli artisti (che mi interessano, ovviamente) emergenti italiani e stranieri: E' fondamentale non rubare da chi sta emergendo ed è dotato di artisticità

  2. compro Cd fisici “a scatola chiusa” di quegli artisti che seguo da sempre e so con sicurezza che non posso rimanere delusa

  3. Scarico illegalmente ma poi compro cd fisici di quegli artisti dei quali non sono sicura

  4. scarico illegalmente singoli (che non rientrano nel primo punto) che mi incuriosiscono

  5. scarico illegalmente quando non ho la post pay carica (-.-) (ma non quelli del 1° punto)

  6. Tendo a scaricare sempre legalmente la musica italiana perché siamo messi male (tanto per cambiare!)
Detto ciò ho questa strana idea che scaricare illegalmente una canzone dei Green day non è così peccato come scaricare una canzone degli Hurts (perché emergenti).
E' sbagliato probabilmente ma vedo che la maggior parte delle persone il problema non se lo pone proprio quindi probabilmente è già qualcosa, l'obiettivo ultimo sarà scaricare solo legalmente.
Già ho intenzione di comprare una Itunes card da 10/20 euro così non avrò più scuse.
Edit: questo post è stato scritto prima della lettura del libro di Tiziano Ferro “Trent'anni e una chiacchierata con papà” (raccolta di diari molto bella che consiglio) dove tra le altre cose si parla ampiamente di tutto il lavoro che c'è dietro ad un disco.

lunedì 20 settembre 2010

Somewhere: e quindi?

Somewhere, premiato a Venezia con il leone d'oro, ultimo film di Sofia Coppola, era da 10 giorni che dovevo andare a vederlo, oggi complice il brutto tempo sono andata allo spettacolo del tardo pomeriggio.
Parliamo appunto di un film che ha vinto il leone d'oro cioè non una tazza del cesso, insomma.
Quindi è naturale avere un'aspettativa medio-alta, cavolo ne parlano tutti come di un capolavoro, anche se ricordo che alla proclamazione a Venezia qualcuno a storto il naso, e io da brava esterofila ho anche pensato :- “che provinciali questi giornalisti, vogliono solo che vinca un film Italiano, del resto poco gli importa” e invece beh, io non ho visto nessun capolavoro.
Brevemente: Jhonny è un attore conosciuto di Hollywood, vive in un albergo, è triste e depresso, conduce una vita sregolata priva di legami veri, in viaggio continuo per promuovere film.
Ha una figlia Clio di 12/13 anni a occhio, nei momenti che trascorrono insieme Jhonny sembra stare meglio, sembra apparentemente mettere radici, fin quando la figlia non parte per un campeggio estivo.
Stop, il film si mozza con un finale inconsistente.

Tutto il film appare proprio inconcludente in realtà; la regia è lenta con riprese fisse, proprio per rendere l'idea del tempo dilatato in cui jhonny vive, l'apatia, la depressione, in effetti c'è un momento in cui sembra arrivare allo spettatore, ma poi si perde.
Il merito un film c'è l'ha, si ispira al film d'autore, emerge un forte realismo: l'attore conosciuto e amato dal pubblico americano, idolatrato – significativa e triste la scena in cui giunto in Italia viene scortato da polizia e bodygurd fino all'albergo ultra lussuoso.
Purtroppo però si ferma lì, non arriva, se pur bravo Stephen Dorff, (perchè i primi dieci minuti lui è totalmente in silenzio, recita con il viso) e anche figo, diciamocelo, non ha i mezzi per eccellere e dare qualcosa in più al film; per mezzi intendo, i dialoghi, praticamente inesistenti, uno svolgimento della storia.Nulla
Ma soprattutto una degna conclusione.
Delusione quindi!!
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