venerdì 31 ottobre 2014

Libri in pillole: Sei come sei Di Melania G. Mazzucco


Potrei riassumere con una parola il tema di Sei come sei: ingiustizia. 
Eh sì, perché leggendo questa storia con protagonista una ragazzina, il sentimento che si prova a più riprese durante la lettura è proprio quello di una grande ingiustizia.
Eva, nonostante abbia ancora sua padre vivo e vegeto, deve vivere con gli zii come se fosse orfana di entrambi i genitori, questo perché la legge italiana non tutela i genitori non naturali in nessun modo. La Mazzucco scrive con uno stile fluido in modo originale e il libro in più punti mi ha commosso per il realismo con il quale la storia è narrata. E' una storia che spero leggeranno in molti, soprattutto spero che qualche professore inciampi nel libro e lo faccia leggere alla sua classe, perché in Sei come sei si parla anche, se pur di sfuggita ma in modo ben calzante, del cyberbullismo e di pregiudizi. Quelli nati dall'ignoranza che generano solo odio e violenza.

venerdì 13 giugno 2014

In The Flesh: Recensione dell’episodio 2.06 – Episode 6




Quando ho recensito, qualche settimana fa, il terzo episodio di questa stagione di In The Flesh avevo sottolineato come, nonostante la storyline orizzontale avesse dovuto acquistare un ampio respiro rispetto alla prima stagione, l'intimità del racconto non era andata persa. Purtroppo giunta al sesto e ultimo episodio, su quest'aspetto devo fare un passo indietro. In The Flesh, sia chiaro, resta uno dei prodotti più originali degli ultimi anni, soprattutto perché tratta il tema degli zombie in un'ottica poco inflazionata, con un brillante utilizzo di metafore sociali tutto sommato ben gestite. Qualcosa, però nel complesso della stagione è venuto a mancare, l'impressione sembra che dalla storyline che era stata ideata avrebbero potuto tirar fuori almeno il doppio degli episodi ma per ragioni di produzione hanno dovuto condensare il tutto in solo 6. Praticamente il problema opposto alla prima stagione, dopo la storia era stata pensata proprio per essere narrata in tre episodi. L'episodio finale, risulta a mio avviso un po' deludente con colpi di scena, se così vogliamo chiamarli, un tantino telefonati e veloci.  La storyline di Maxine e il fatto che avesse messe in moto tutto per far si che il fratello risorgesse, era ben chiaro già da un paio di episodi com'era chiaro che aveva perso un po' il contatto con la realtà, spunti invece molto interessanti sui quali però l'episodio ha solo sorvolato: il ritorno alla vita di Amy. Questo, infatti, è stato il fulcro interessante su cui mi aspettavo maggior concentrazione ma che, con tutta probabilità, rappresenterà la storyline della prossima stagione (se mai ci sarà!).
Amy, infatti, muore per la seconda volta e sicuramente questo evento sarà parte della mitologia della serie; la seconda morte potrebbe rappresentare proprio il tassello essenziale per il secondo risveglio. Non a caso, nelle battute finali, notiamo che anche Kieran inizia ad avere degli strani sintomi, identici a quelli che Amy aveva avuto all'inizio della trasformazione. Altro aspetto importante, secondo me, troppo poco approfondito se consideriamo le dinamiche spiccatamente drammatiche più che fantascientifiche della serie, è la questione Kieran e famiglia. Anche qui, si risolve tutto un po' troppo velocemente per i miei gusti; è chiaro che soprattutto il padre e Jem avevano da sempre più di una riserva su Kieran e vederlo senza "maschera" per quello che è realmente li ha messi nella condizione, per la prima volta, di doversi scontrare e rapportare con la sua diversità. Fin qui siamo tutti d'accordo, ma da questo ad arrivare a chiuderlo in camera nell'attesa che venga mandato al centro di recupero per poi ripensarci e corrergli incontro mentre e sotto l'effetto della micidiale droga per riportarlo allo stato rabbioso, è piuttosto spiazzante nonché troppo repentino. Mi è mancata l'intensità di questo passaggio, di questo cammino di accentazione. E viene spontaneo paragonare questi momenti con quelli del finale della prima stagione è mancato quel pathos quel coinvolgimento dello spettatore alle sorti dei personaggi. Dov'è l'emozione, l'angoscia, l'ansia? Come dicevo nell'introduzione, viene logico pensare che con un po' di episodi in più tutto quello che appare solo accennato sarebbe stato invece ben approfondito. Due cose, ho invece apprezzato molto: la madre di Philip che vince la palma come miglior genitore dell'anno e viene naturalmente messa a paragone con la madre di Kieran; quest'ultima intenta a organizzare la fiera del paese, come se fare altro potesse cancellare la vera natura del figlio e la prima che invece si congratula perché finalmente Philip si è aperto a qualcuno e ha scelto di amare. D'altronde chi ama non giudica e la madre di Philip accetta Amy per quello che è, andando più in le delle apparenze e questo messaggio che poi è il fil rouge della serie, arriva forte e chiaro! Ho trovato quel "Good Choice" così commovente, in grado di esprimere veramente l'amore di un genitore. Infine c'è Kieran che combatte naturalmente il blu oblivion, perché la paura di fare del male a qualcuno è talmente inaccettabile per lui, che finalmente sceglie di accattarsi a 360 c° e sente così il bisogno di restare nel luogo in cui è cresciuto invece che scappare altrove. La scrittura su questo personaggio ha mantenuto perfettamente le promesse della prima stagione mi è piaciuta molto l'evoluzione e la sua crescita. Dico invece un "ni" a Simon e alla coppia a tutti costi. Era impossibile per chi ha amato la prima stagione, riuscire ad accettare totalmente Kieran e Simon dopo che avevamo conosciuto la straziante storia con Rick. Sì, probabilmente c'è un po' di masochismo ad amare le storie difficili e contrastate ma questa con Simon mi è parsa un ripiego e un "contentino" per i fan. Chissà se sapranno farcelo amare un po' nella prossima stagione che spero venga prodotta nonostante BBC Three sia stato chiuso e reso visibile solo online.
Il bilancio finale è positivo, tuttavia la seconda stagione di In The Flesh non è riuscita a reggere il difficile confronto con la precedente per le ragioni spiegate, ci lascia però con un bel cliffhanger: chi sono i tizi che scavano nella tomba di Amy?  La rivedremo viva? Considerazioni sparse:
in the flesh_206-3- Per rispondere alla mia domanda di chiusura: Spero di sì, perché senza Emily Bevan che In The Flesh sarebbe? Non possiamo scaricare certo tutta la stagione sulle spalle del bravissimo Luke Newberry. E poi diciamolo se Simon e Kieran non mi hanno appassionato, ci hanno pensato Amy e Philip a intenerirmi!
- La chiusura di BBC Three ha fatto ventilare la possibilità che la terza stagione di In The Flesh venga trasmessa online con lo stesso criterio del network Netflix.
- Solo io ho sperato per tutti e sei gli episodi che ci fosse il secondo risveglio, così che Rick tornasse dal mondo dei morti?

venerdì 6 giugno 2014

Mad Men: Recensione dell'episodio 7.07 - Waterloo

Sono sette anni che Mad Men va in onda e ormai abbiamo appurato che è uno di quei pochi prodotti che possiamo definire, a ragione: capolavori! Ho sempre cercato di dare la giusta importanza alle parole e per questo motivo, per scelta, nel mio vocabolario raramente uso parole così totalizzanti e definitive, per Mad Men devo fare un'eccezione. Perché, sì, siamo di fronte a un esempio di scrittura intelligente, brillante che ha alzato l'asticella di molto sulla qualità dei prodotti televisivi. Questo finale di metà stagione, ci ricorda, nel caso ci fosse bisogno, perché questa serie è così perfetta da poterla definire arte. Ogni cosa che avviene è un tassello del grande puzzle composto elegantemente da Weimar in questi sette anni. La gravidanza negata di Peggy, nella prima stagione, non è stata certo messa in un cassetto, è una ferita viva, l'ha resa quello che è ora tanto da poterci far leggere in una luce particolare la sua amicizia con il bambino che abita nel suo stabile. Elizabeth Moss continua a donare parti di sé a questo splendido e intenso personaggio che giunti a questo punto della serie, alla chiusura del cerchio, non può non commuoverci con quell'abbraccio al piccolo Julio, con il quale ha stretto un rapporto materno. Sono questi particolari, proposti sempre in modo elegante e misurato e mai urlato, che ci faranno sentire fortemente la nostalgia di questa serie, dopo l'ultimo segmento di stagione finale.
Ma a fornire la cornice storica e metafora di rifermento a questo finale di stagione, è lo sbarco sulla luna del  1969. L'uomo sembra aver raggiunto un traguardo inarrivabile ma la sua inesorabile natura finita lo rende soggetto alle cadute. Mentre Neil Armstrong poggia un piede sulla superficie lunare, Bert Cooper cade per sempre. I corpi sono soggetti alla caduta e Bert non fa eccezione.  La reazione dei soci della SC&P dopo un momentaneo senso di smarrimento è come ci ha abituato Mad Men, estremamente cinica.  Cutler coglie l'occasione subito per far notare che con la morte di Bert, il voto per tenere Don nella compagnia si è perso, solo Roger appare il più provato ma è anche l'unico che sa quando giocare l'asso nella manica. Ottiene, infatti, un accordo per diventare una filiale della McCann e tenere, così, il traballante Don al suo posto. Lo sappiamo, ai soldi pochi riescono a dire di no, e, nonostante qualche resistenza da parte di Ted che sta attraversando una crisi esistenziale molto profonda e vorrebbe lasciare il lavoro, la fusione viene votata all'unanimità. E' Roger, quindi, a tenere ancora tutti insieme.
La metafora dello sbarco sulla luna come approdo e meta inarrivabile è utilizzata anche per raccontarci il successo di Peggy. Amo il lavoro fatto su questo personaggio, già l'ho spiegato nell'apertura della mia recensione, ma trovo incantevole come ci abbiano mostrato questo salto definito di Peggy; spalleggiata da Don ha l'opportunità di presentare la sua campagna senza dover essere relegata al suo ruolo di genere, come imponeva Pete di voce materna. Maternità alla quale Peggy ha preferito la carriera ma che ritorna sempre a indicarle il suo passato e presente.
Mad Men, per ora, termina con Robert Morse che chiude il sipario tornando a fare quello per cui  è noto al grande pubblico americano: un musical. L'attore, infatti, è vincitore di un Tony Awards per How to Succeed in Business Without Really Trying. Termina, con un episodio splendido ma lasciandoci una sensazione d'incompiutezza. L'idea di tagliare a metà l'ultima stagione, come fatto per Breaking Bad, mal si accorda a questo tipo di serie a mio avviso. Ci lascia, ancora una volta, con Don che raccoglie i pezzi di un altro matrimonio finito conscio di essere ancora più solo al mondo, fatta eccezione per quel filo che gli impedisce di cadere: i suoi figli. La telefonata a Sally ci ricorda, se c'è ne fosse bisogno che l'unica donna che può veramente salvare Don da se stesso è Sally Draper.

lunedì 2 giugno 2014

The Normal Heart, il cast parla dei retroscena!

Premessa: se non avete visto The Normal Heart vergognatevi profondamente e andate subito a recuperarlo con una buona scorta di fazzoletti!! Se lo avete visto, invece potete vedere quest' intervista fatta al cast, dove si parla di retroscena del film
 Se invece vi sono rimasti i fazzoletti, qui c'è il podcast dove Ryan Murphy parla del dimagrimento di Matt Bomer, che per interpretare Felix Turner ha dovuto perdere 18 kg. Secondo quanto racconta Murphy arrivando a rischiare la sua salute, considerato che l'attore è già normopeso. Adesso, come minimo Matt Bomer e Mark Ruffalo  meriterebbero la candidatura agli Emmy Awards!! Ma tanto, sappiamo bene come vanno queste cose, no?
Comunque, vedete il film... ah sì, già l'avevo detto!!

giovedì 29 maggio 2014

In The Flesh: Recensione dell'episodio 2.03 - Episode 3

Quando una minoranza maltratta e sfruttata acquista la propria coscienza di classe i tempi sono maturi, diceva Marx, per una rivoluzione cioè per il cambiamento dello status quo. Il discorso che fa Simon alla manciata di non morti che si riuniscono a casa sua, è bene o male indirizzato a questo; cercare di far maturare l'accettazione verso se stessi così da combattere i soprusi della maggioranza che obbliga i malati di PDS a lavorare gratis per la comunità, per inciso lavori che nessun altro vuole fare. Se non bastasse, i malati di PSD prima del trattamento che li renda socialmente accettabili, sono trattati peggio di animali rabbiosi, come constatano Simon e Kieran nella loro giornata di servizio civile all'ambulatorio. Questa situazione frustante e ingiusta accresce la rabbia in Simon che tenta di ribellarsi in modo piuttosto istintivo, Kieran di animo mite, educato e riservato invece tende a non voler infastidire nessuno e cerca di convincere Simon a non metterlo nei guai. Sarà l'emergenza di Freddie, tornato rabbioso e rinchiuso nel garage con l'ex moglie, a fargli riconsiderare la sua posizione.
In The Flesh_203-4Questo terzo episodio con coraggio, infatti, sposta un po' il fuoco d'attenzione su un altro risvegliato. Freddie, morto in un incidente stradale, che ha ritrovato al suo ritorno dal mondo dei morti la giovane moglie, sposata con un altro uomo. Eh sì, fa parte dell'essere umano quello di riuscire a guarire dalle ferite della vita e andare avanti e Haley è andata avanti. Freddie però non accetta di averla persa e si convince di poter scappare con lei e ricominciare altrove. Fintan Ryan, che ha scritto il secondo e questo terzo episodio, è bravo a farci empatizzare con le vicende dei due ragazzi nonostante sia la prima volta che le loro vicende vengono affrontate. Ma la storia è una scusa per mettere Kieran ancora una volta davanti alla realtà delle cose: i malati di PSD non hanno egual diritti dei vivi. Quando Freddie invita Haley nel garage, dimentica la sua dose di medicinale che tiene a bada la PSD e in pochi minuti torna rabbioso. Le sequenze dedicate a questo momento alzano non poco la tensione dell'episodio, Freddie ama talmente la moglie che le offre un martello per ucciderlo prima che sia troppo tardi. E' inaspettatamente Kieran a intervenire e ad aiutare Freddie. 
In The Flesh_203-2L'atteggiamento di Gaz però, irrita e infastidisce Kieran che si ritrova disorientato ma forse più vivo di quando lo era veramente . Il bacio a Simon è liberatorio e avventato, ma rappresenta più che altro una scelta, quella presa di coscienza di cui parlavo nell'introduzione della recensione.
La necessità di pensare in termini di serie tv e non più di miniserie, com'era accaduto nella prima stagione, ha reso necessario storyline di più ampio respiro che ponessero le basi su fondamenta solide per costruire storyline nuove e articolate, questo però a mio avviso non ha sacrificato l'intimità della serie. Soprattutto parlando del personaggio e di Kieran che è il cuore di in the flesh. La cura con cui questo personaggio è stato scritto e viene recitato ci permette di interpretare le scelte, le mosse e le decisioni. Kieran è in grado di commuoverci con un solo sguardo e questo è merito della scrittura brillante e di Luke Newberry che si è donato nell'interpretazione di questo ruolo così delicato. Un'altra fetta dell'episodio è dedicata al dramma di Jem
In The Flesh_203-3La sorella di Kieran decide di liberare la propria coscienza proprio con la persona meno adatta. Maxine, ovviamente copre l'omicidio del povero Hanry ma spiega a Gas che è indispensabile mantenere vivi i malati di PSD, come sospettavamo, infatti, il primo risvegliato potrebbe essere la chiave per il secondo risveglio. Se fino allo scorso episodio, avevo pensato potesse essere Kieran ora inizio a dubitare un po' e non vi nascondo che a me il secondo risveglio non dispiacerebbe per nulla, sarebbe una buona cosa anche solo per rivedere Rick che mi pareva meglio assortito con Kieran rispetto a Simon che invece non mi convince a pieno. Infine c'è Amy che dietro i suoi modi solari e la battuta sempre pronta nasconde la voglia di essere amata, abbracciata e desiderata. Purtroppo qualcosa di preoccupante sta per accaderle, il tremore alla mano non accenna a diminuire e potrebbe essere molto più grave di quello che sembra se non bastasse alla povera Amy non ne va bene una. La fantasia che ha costruito intorno al suo rapporto con Simon che invece appare interessato (in modo disinteressato?? vedremo!) a Kieran le si rovesceranno contro molto presto.
Considerazioni sparse: -In The Flesh si è aggiudicato il BAFTA come miglior miniserie britannica - Il canale BBC Three è stato cancellato, quindi nonostante la serie vada bene e abbia un buon riscontro di pubblico e critica, anche in USA dove viene programmata su BBC America, resta in bilico. A meno che non si scelga di trasmetterla solo in USA dalla terza stagione!
Questa recensione è stata pubblicata anche su Telefilm Central.org il 22 Maggio

mercoledì 28 maggio 2014

The Good Wife: Recensione dell'episodio 5.22 - A Weird Year-Finale di stagione

The Good Wife_522-3Questa è stata una stagione importante e decisiva per The Good Wife, la scelta obbligata a causa dell'indisponibilità di Josh Charles a continuare a far parte del cast, ha costretto i King a un passo importante e difficile.
Scegliere di liberarsi definitivamente del personaggio maschile principale di una serie giunta alla quinta stagione che aveva imbastito e puntato molto sulla coppia Alicia/ Will è stato coraggioso e posso dire ora a mente fredda, è stata una salutare boccata d'aria fresca per la serie che rischiava probabilmente di rinfilarsi nelle stesse trame già affrontate considerando anche che CBS non accenna a voler cancellare la serie, per nostra fortuna. Quindi, sì, la morte di Will ci ha sconvolto e ha cambiato, di fatto, la serie ma posso dire ora che c'è solo da guardare ammirati il modo in cui gli sceneggiatori sono stati in grado di gestire il lutto di Alicia e il nostro. Riuscendo a trasformare questo momento drammatico in una svolta catartica per Alicia che manda a quel paese il marito fedifrago e soffre senza nascondersi dietro nessuna facciata artificiale.
I king ci hanno dato di più, hanno inserito prontamente il "bell'imbusto in sostituzione di Josh Charles", ma l'hanno fatto con le dovute cautele e scegliendo Matthew Goode al quale è impossibile dire di no. Hanno strizzato l'occhio allo spettatore nell'episodio The One Percent quando hanno messo in scena la gelosia di Peter che interpreta una foto di Finn mentre esce dalla sua casa come una prova del tradimento della moglie, il tutto si è risolto nell'arco dell'episodio, ma è buon modo per lanciare l'amo a mio avviso. Perché se è vero che Finn era a casa di Alicia per questioni legali, Alicia nel medesimo momento era distrutta a letto per la morte di Will.
A Weird Year, finale di stagione, infatti, torna ancora lì. Peter decide di togliere l'appoggio alla candidatura di Finn apparentemente per una questione poco chiara che lo riguarda ma anche Alicia, insospettita chiede a Eli se la causa è la foto giudicata ambigua in precedenza. Chiusa questa storyline, dove speriamo i King continueranno a lavorare mantenendo Finn un personaggio regolare anche nella prossima stagione, il finale di stagione si è concentrato nel cercare di districare le questioni interne tra la Lockhart e Gardner e la Florrick e Agos. Fusione sì, fusione no?
The Good Wife_522-2Mettiamo prima in chiaro le cose, io trovo a dir poco sgradevole Louis Canning, capisco che l'intento era proprio questo quando hanno deciso di farlo tornare e fargli occupare lo studio di Will, ma il sordido piano intessuto insieme a David Lee per cacciare Diane è allucinante, poiché Canning è appena arrivato. Trovo tra l'altro questo personaggio, adatto per episodi sporadici, così com'era stato pensato e non fisso come hanno cercato di vendercelo in questa coda di stagione, perché come tutte le guest star di The Good Wife è tratteggiato per essere piacevolmente sopra le righe. Anche Cary non scherza comunque, in questo episodio tira fuori tutta la sua insoddisfazione per una possibile fusione tra i due studi e lo scontro con Alicia si fa teso e difficile.
L'insoddisfazione di Cary è dovuta anche alla sua relazione con Kalinda, anche se chiamarla relazione è eccessivo forse, poiché noi spettatori abbiamo visto solo giochi di lenzuola e basta e credo che il rapporto tra i due non sia andato più in là di quello, il che bisogna dirlo è un vero peccato. Il rapporto tra i due se approfondito leggermente poteva essere interessante per mostrarci i due personaggi in modo più sfaccettato, soprattutto dopo il pasticcio fatto con la storyline di Klainda e marito. Comunque il tutto pare risolversi grazie ad una decisione abbastanza improvvisa di Diane che chiede di essere accolta nello studio Florrick/Agos ,scelta che lascia un po' tutti, noi spettatori compresi, a bocca aperta.
The Good Wife_522-1Eh sì, perché Diane era in procinto (ma ha mai veramente preso in considerazione la cosa?) di accettare una proposta per candidarsi a procuratore distrettuale appoggiata da Peter, che obbligato a mollare Finn aveva necessità di trovare una sostituta che piacesse anche all'ex moglie, così da mitigare la sua possibile arrabbiatura.
Senza candidati papabili, Eli ha uno dei suoi lampi di genio e chiede ad Alicia di candidarsi a procuratore distrettuale, così si conclude questa quinta stagione di The Good Wife che per certi versi entrerà nella storia della serialità grazie, come dicevo nell'introduzione, a Dramatics, Your Honor che ha spiazzato spettatori, critici ed è diventato in poche settimane un buon esempio di scrittura anche per altri showrunner. Volete un esempio? Jeff Devis, showrunner di Teen Wolf, quando è stato accusato di aver ucciso un personaggio in questa stagione del teen dram in modo ingiusto , si è appellato ai King. Della serie: se è morto Will Gardner, chiunque può morire!
Questa recensione è stata pubblicata anche su Telefilm Central.org

martedì 27 maggio 2014

Agents of S.H.I.L.E.D: Recensione dell’episodio 1.22- finale di stagione

shield_122-1Dopo una prima parte di stagione che a molti non aveva convinto, a causa di scelte narrative un po' ovvie e una scrittura non sempre brillante, Agents of Shiled si era risollevato nella seconda parte di stagione grazie anche alla complicità di casa ABC che ha protetto la serie come mai è successo in passato. Purtroppo però, dopo 5/6 episodi molto convincenti e ricchi di spunti e colpi di scena interessanti, il finale di stagione che gli showrunner ci hanno regalato non è stato per niente all'altezza né delle attese né tanto meno degli ultimi episodi della stagione.  Che cosa è accaduto?
Fondamentalmente la scelta a mio parere sbagliata è stata non tanto puntare sul ritorno di Fury, doveroso visto come si era concluso Captain America: The Winter Soldier, ma piegare nel vero senso della parola certe scene al suo personaggio rendendo veramente imbarazzanti alcuni momenti, come il salvataggio di Fitz e Simmons dove hanno letteralmente "appiccicato" Samuel L. Jackson alla scena.
Sicuramente avrà avuto cose più importanti da fare che girare un episodio di Shield che viene trasmesso su ABC e non poteva stare sul set insieme con gli altri, però il risultato generale è pessimo, stesso problema quando Coulson se lo ritrova davanti in pieno scontro con Garrett, i due hanno tutto il tempo di farsi quattro chiacchiere amabilmente dietro a dei silos. Mah
Il discorso è che se il budget non permette certi effetti speciali e certi compensi degli attori, la cosa intelligente da fare sarebbe soprassedere e puntare su uno sviluppo narrativo più intricato e ritmato senza dover basare la "sopravvivenza" dell'episodio finale su un attore.
Dal punto di vista delle varie storyline, dopo aver fatto fuori Garret sfruttando il risentimento di Mike e il suo ricongiungimento, almeno virtuale, con il figlio, abbiamo ancora Raina a piede libero.
shield_122-3Storyline lasciata aperta perché legata a stretto filo con Sky e il suo passato, non a caso alla fine dell'episodio vediamo Raina portare la foto di Sky a un uomo insanguinato che dovrebbe essere a suo dire il padre della ragazza.
Il momento più intenso dell'episodio ci viene regalato, ancora una volta, da Fitz e Simmons. Sarà perché i due attori sono britannici e come tali hanno un'intensità generalmente ineguagliabile, sarà perché Maurissa Tancharoen e Jed Whedon che hanno scritto l'episodio si sono dedicati in modo più attento a questa scena, ma tutti i momenti che li hanno riguardati sono stati veramente emozionanti. Non sapremo mai, o forse sì, se Ward ha gettato l'unità nell'oceano con l'intento di uccidere i due ragazzi o se l'ha fatto per salvarli, dimostrando di conoscerne le capacità più di loro stessi, sta di fatto che il momento in cui i due realizzano di poter uscire e il successo quando stabiliscono chi dovrà usare l'ossigeno con annessa dolcissima dichiarazione di Fitz, ci ripagano di certe oggettive brutture viste nel corso dell'episodio.

shield_122-4Capitolo Ward a parte. Considerando l'importanza del personaggio e l'impegno fatto dagli sceneggiatori nella prima parte di stagione per tratteggiarlo e approfondirlo, anche qui mi aspettavo qualcosa di più dei soli calci e pugni di May. Abbiamo visto nel corso dell'episodio che Ward non è fedele all'Hydra ma solo ed esclusivamente a Garrett che considera un padre ma quest'aspetto non viene approfondito troppo, anche se sicuramente rivedremo il personaggio nella seconda stagione, io qualcosa in più su questo fronte l'avrei voluto vedere.
shield_122-6Le battute finali sono dedicate al passaggio di testimone tra Fury e Coulson al quale è affidato formalmente il compito di ricostruire da zero lo Shield. Come vediamo nella scena finale dopo i titoli di coda, Coulson sembra iniziare a mostrare quegli strani sintomi che May aveva temuto si sarebbero presentati. In definitiva un episodio che poteva senza dubbio essere costruito meglio, con più pathos e azione vera, e lascia una sensazione di amaro e d'incompleto.
Questa Recensione è stata pubblicata anche su Telefilm Central.org
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