sabato 24 agosto 2013

12 Years a Slave, Steven McQueen e Michael Fassbender: una garanzia!

Torno dalle vacanze e trovo, fresco fresco ad attendermi, il trailer del nuovissimo film di Steven McQueen, 12 Years a Slave, come i due precedenti film del regista/artista inglese nel film c'è il mio amato Fassy, al secolo Michael Fassbender, attore feticcio di McQueen. Il post in questione ha utilità pari a zero mi rendo conto, ma da qui al 18 Ottobre 2013 l'attesa è lunga, molto lunga e bisogna impiegare in qualche modo il tempo nell'attesa!
Intanto, comunque se passate da qui e non sapete chi diavolo sia Steven McQueen, è arrivato per voi il momento di recuperare subito, vedendo sia Hunger che Shame!

domenica 18 agosto 2013

True Blood: Recensione dell'episodio 6.09 - Life Matters

Siamo a meno uno dal finale di questa stagione per certi versi sorprendente, soprattutto se considero le mie aspettative prima dell'inizio. Questo penultimo episodio, in pieno stile True Blood, tenta di tirare le fila di tutte le storyline concentrandosi allo stesso tempo sulla preparazione alla chiusura di stagione. Matters è diviso formalmente in due momenti importanti: il funerale di Terry e la liberazione dei vampiri dal campo di concentramento.

Il funerale di Terry

true blood _609-2Terry è stato sin dall'inizio un personaggio che ha ispirato,visto il suo passato a dir poco travagliato, tenerezza e simpatia, ma non sono convinta che sia stata una mossa saggia far ruotare più di un episodio su questa morte; parliamo pur sempre di un personaggio secondario e di una di quelle trame che tolgono molto spesso minutaggio prezioso alla trama principale e per queste ragioni sono abbastanza d'accordo con Ausiello quando ha dichiarato che il funerale in questione è stato il più lungo e per certi versi noioso della tv, soprattutto perché i flashback che ci hanno illustrato la vita di Terry dal ritorno della guerra alla conoscenza con Arlene, sono sembrati piuttosto scollati con la seconda parte dell'episodio. Attenzione, non voglio dire che questa parte sia stata inutile, anzi per certi versi è stata anche commovente, ma l'ho trovata un espediente fin troppo ricercato per riunire in uno stesso luogo tutti i personaggi non coinvolti nell'altra storyline, molto più interessante.

La liberazione dei Vampiri

true blood _609-4 La missione di Billith si è conclusa con non pochi intoppi. Bill, preceduto da Eric, ha salvato in extremis i vampiri chiusi nella stanza bianca. Dall'inizio della stagione abbiamo assistito a questa visione di Bill che è stata dal principio anche la sua missione: salvare i vampiri dalla vera morte. Per farlo Bill si riduce in fin di vita ma il sangue bevuto da Worlow gli permette di salvare tutti i vampiri rinchiusi. Devo dire che anche questo momento, sebbene sia stata la parte più interessante dell'episodio, mi ha un po' deluso, forse perché le aspettative erano troppo alte? A inizio stagione mi aspettavo che la storyline del campo di concentramento, fin troppo didascalico nell'indicare ben altre situazioni di esclusioni nella società odierna, si sarebbe risolta con una lotta tra umani e vampiri che avrebbe lasciato molti morti sul campo, mentre per quello che abbiamo potuto vedere in questo episodio a morire sono sì molti umani e vampiri, ma la questione si risolve veramente in modo molto veloce e forse un po' troppo, grazie soprattutto a Eric e Worlow.

Eric e Alexander Skarsgard

true blood _609-1Non posso concludere questa recensione senza fare il punto su Eric e quindi Alexander Skarsgard. Abbiamo appurato sin dai primi episodi della serie, e questi ultimi episodi ce lo hanno confermato, che Eric è il personaggio senza dubbio più carismatico e interessante dello show, questo grazie anche all'interpretazione sempre molto calzante e emotivamente coinvolgente di Alexnder Skarsgard. Eric è il vero salvatore e eroe di questa stagione; è lui che “ruba” il sangue a Warlow e mette fine alla prigionia dei vampiri. L'ultima scena però ci mostra Eric che dice addio a Pam e vola lontano; l'impressione è che ora che può camminare al sole Eric abbia deciso di lasciare Bon Temps per sempre. Rivedremo Eric? True Blood senza Eric può sopravvivere?

Sookie e Worlow

true blood _609-3Sookie ha accettato di diventare la moglie di Worlow, quindi la vedremo trasformarsi in vampiro? Temo che qualcosa si metterà tra i due anche perché Sookie mi pare poco convinta della sua decisione. L'aver relegato Worlow nell'universo delle fate per questi ultimi episodi a mio avviso non ha giovato per niente al personaggio; nella sua introduzione si era rivelato oltre che affascinante, soprattutto per il suo essere combattuto tra le sue due parti di vampiro e fata, un personaggio nuovo che poteva competere tranquillamente con Eric e Bill; mi aspettavo quindi un maggior approfondimento sulla psicologia del personaggio che però non c'è stato. In conclusione l'episodio è sicuramente molto piacevole e conferma il livello molto alto della stagione; nonostante ciò, un po' di delusione per la velocità e semplicità con cui è stata risolta la trama principale resta. Mi è parsa chiara la totale difficoltà degli sceneggiatori nel collocare alcuni personaggi e mi è sembrato più che altro che non si sia avuto il coraggio di tagliare certe storie e quindi attori ( leggi: Joe Manganiello) per poter garantire anche a questi un posto al sole nello show, questo a scapito della fluidità e coerenza della storia generale.

lunedì 12 agosto 2013

Graceland: Recensione dell'episodio 1.08 - Bag Man

Se chiedessi di alzare una mano virtuale a tutti quelli che vogliono che Briggs venga smascherato, penso che avremmo una percentuale molto vicina al 100%. Il personaggio di Briggs, per come è stato tratteggiato fino ad ora, nonostante sia quello più sviscerato e sfumato tra i principali, sta facendo il bello e il cattivo tempo nello show e mi piacerebbe vederlo presto messo con le spalle al muro, costretto a dare spiegazioni ai suoi coinquilini nonché sottoposti. Vorrei che abbandonasse per un attimo quell'aria da figo del quartiere che inizia, almeno a me, a stancare un po'.

domenica 28 luglio 2013

Emmy 2013: le serie e gli attori snobbati





Qualche giorno fa sono state rese note le nomination degli Emmy Awards 2013,
come ogni anno le nomination non accontentano mai tutti i fan delle serie tv americane, quest'anno in particolare le cose non sono andata per niente bene per molte serie e attori, ingiustamente snobbati dall'accademy. La prima gravissima assenza si nota subito nella categoria Outstanding Lead Actress in Drama Series, dove manca Tatiana Maslany, attrice protagonista di Orphan Black che ha interpretato almeno sei diversi personaggi nella prima stagione della serie, incensata da tutta la critica Americana e non solo, la sua nomination era molto attesa; altra mancanza che potrebbe essere giustificata forse dal calo qualitativo di questa stagione di The Good Wife, è quella di Julianna Margulies, la serie manca anche dai best drama.


La situazione non va meglio per Hannibal, totalmente snobbata la serie e gli attori, Hugh Dancy e Mads Mikkelsen. Altro imbarazzo, a mio avviso, riguarda le nomination di Game of Thrones, nulla da dire su Peter Dinklage qualcosa da dire l'avrei su Emila Clarke invece, soprattutto quando si nota notevolmente la mancata nomination di Michelle Fairley e Nikolaj Coster-Waldau se voglia rilevare le più importanti, ma comunque prima di Emila Clarke ci sarebbe stata bene anche la nomination di praticamente metà cast.



Non deve meravigliarci invece la quasi totale assenza di Shameless con attori e attrici comprese, sopra a tutti Emmy Rossum e William H. Macy, immancabile la nomination a Joan Cusack che serve all'accademy per ripararsi dall'accusa di snobbare la serie per la fotografia poco edificante che mostra dell'America. Sempre per delle motivazioni simili potrebbe essere stata snobbata la serie di FX The Americans, una delle novità più interessanti di questa stagione televisiva, inconcepibile alla sottoscritta l'assenza di Matthew Rhys e Keri Russell, nelle guest star nominata meritatamente Margo Martindale Assente anche: Steve Buscemi, Jennifer Carpenter, Monica Potter, Parks and Recreation e potrei continuare all'infinito,purtroppo.

domenica 9 giugno 2013

Graceland: recensione dell’episodio 1.01 – Graceland

Molte persone che hanno deciso di vedere questo pilot di USA Network, hanno visto, quasi sicuramente, anche il film musical evento dell'anno Les Misérables. La serie e il film tratto dall'opera di Victor Ugo non hanno nulla in comune ovviamente, fatta eccezione per Aaron Tveit. Non è un mistero che Enjolras interpretato da Tveit abbia conquistato quasi la totalità dei fan del musical ed è per questo che la prima domanda che mi è venuta in mente alla notizia che il talentuoso attore fosse stato scritturato in una serie di Usa Network è stata: perché?
Il ricordo di com'era stato mal utilizzato Sebastian Stan in Political Animals la scorsa estate era ancora fresco nella memoria, ma d'altronde anche Aaron Tveit dovrà mangiare, no?
Graceland_aaron tveitGraceland, è nata dalla penna del papà di White Collar, Jeff Eastin, una buona garanzia considerando che la serie con protagonista Matt Bomer è la più riuscita del canale. Un gruppo di agenti dell'FBI, DEA e della polizia doganale, vivono sotto copertura in un appartamento a Manhattan Beach, Graceland appunto, confiscata a un trafficante di droga che nella costruzione si era ispirato alla maestosa tenuta di Elvis Presley. La prima parte del pilot, della durata di poco più di un'ora, serve a presentarci gli agenti: tutti magri, di bell'aspetto e con la battuta sempre pronta, parallelamente assistiamo all'ingresso del nuovo agente appena laureato Mike Warren, inviato a Graceland in tutta fretta per sostituire un'agente ferito al quale è saltata la copertura durante una missione. Mike è il classico perfettino: laureato con ottimo voti, con l'obiettivo chiaro di diventare qualcuno che conta nell'FBI. Appena arrivato, viene subito messo al lavoro in due missioni mostrando in poco tempo il suo talento ai nuovi colleghi.
Graceland_03Sebbene la serie sia interessante per l'idea di riunire in un unico appartamento gli agenti, creando così delle dinamiche simili a quelle esistenti nei college universitari e quindi abbassando, di fatto, il target della serie, dall'altro lato delude la solita ingenuità di USA nel narrare le vicende e nel tratteggiare i personaggi. Tutti stereotipati nei loro ruoli che li definiscono anche come persone; fa eccezione Paul Briggs, il personaggio più interessante presentato in questa puntata pilota, inoltre le missioni sotto copertura sono costruite con una semplicità quasi imbarazzante; considerando che la serie è un poliziesco quest'aspetto poteva essere maggiormente curato, soprattutto perché nei primi venti minuti della serie sembra quasi che l'intento di Eastin fosse di costruire uno show più dark rispetto al resto del palinsesto del network. Il buonismo che imperversa in tutto il pilot invece mal si accorda con questo intento iniziale.
Graceland però ha due punti a suo favore, molto importanti: il carisma dei due attori protagonisti e il twist finale che cambia le carte in tavola. Paul Briggs ha qualcosa da nascondere e sul finire dell'episodio scopriamo che Warren non è stato mandato a Graceland per essere addestrato dal preparatissimo agente Briggs, bensì è l'FBI che l'ha inviato sotto copertura per indagare su Paul Briggs e scoprire cosa nasconde l'agente.
Aaron TveitQuesto elemento cambia, di fatto, l'indirizzo della serie e aggiunge un elemento di maggiore interesse; sorprendentemente, poi, non viene creata nessuna tensione sessuale tra gli agenti, si accenna però a una bromance - ormai inflazionatissima!! - tra Briggs e Weber in pieno stile USA Network che stuzzicherà sicuramente i fan di questa tipologia di serie estive.
Graceland_01-bIn conclusione Graceland non aggiunge nulla di nuovo al panorama seriale; nel pilot non vengono presentati elementi in nessun senso sorprendi o originali e l'alone d'irrealismo degli ambienti e della fotografia non aiuta a calarsi nelle vicende narrate nella serie. E' giusto però dare una seconda possibilità allo show, infatti, solo nel secondo episodio sarà più chiaro quanto spazio avranno e come saranno imbastite le missioni sotto copertura cui gli agenti dovranno partecipare nonché come verrà affrontata la storyline dell'indagine segreta di Warren.
Considerazioni sparse:
- Il cast non è nuovo al piccolo schermo: l'agente della dogana Dale Jakes è interpretato da Brandon Jay McLaren visto in The Killing, Clayne Crawford invece l'abbiamo visto più recentemente in Rectify.
-Per darvi la misura del traino e la solidità che la presenza nel cast di Aaron Tveit ha dato alla serie, vi riporto uno scambio di twitter tra una fan e Daniel Sunjata: "Di cosa profuma Aaron Tveit?" ha chiesto una fan e Sunjata. "Di dollari" ha risposto l'attore "la sua faccia mi pagherà l'affitto per i prossimi sei o dieci anni".

sabato 18 maggio 2013

Rectify: Recensione della prima stagione


Sundance Channel è un canale televisivo via cavo statunitense che trasmette generalmente cinema indipendente, documentari, cortometraggi; da quest'anno però il network si è lanciato anche nella produzione di serie televisive, prima con Top of The Lake e ora con Rectify.
Rectify è una miniserie composta da 6 episodi, scritta da Ray McKinnon e considerata dalla critica americana e anche dalla sottoscritta una delle serie migliori del 2013.
Daniel Holden accusato all'età di 18 anni dello stupro e dell'uccisione della sua fidanzata passa ben 19 anni nel braccio della morte, in attesa della sua esecuzione che viene rinviata ben cinque volte. A causa di un cavillo, la condanna viene annullata e Daniel è improvvisamente libero.
McKinnon aveva questa storia nel cassetto da dieci anni, quando in USA vennero rilasciati alcuni detenuti dal braccio della morte, scagionati proprio dalla prova del DNA; McKinnon si è preso a cuore questi fatti e di cronaca e li ha studiati approfonditamente dedicandogli Rectfy. La cura e l'attenzione ai dettagli si nota in tutti e sei episodi che narrano il ritorno alla vita di quest'uomo e alla ricostruzione dei legami famigliari interrotti vent'anni prima.

La serie ha il grande pregio di non perdersi in sottotrame inutili, ma di concentrarsi proprio sul personaggio principale; con lo scorrere della narrazione lo spettatore aggiunge un tassello dopo l'altro alla complessità del personaggio imparando a conoscerlo. Nonostante questa caratterizzazione approfondita e mai banale di tutti i personaggi, è impossibile dire se Daniel sia colpevole del crimine per il quale ha scontato i 20 anni di carcere e del quale parte della cittadina lo accusa ancora. L'idea che mi sono fatta alla fine è che neanche lui lo sappia e che la sua confessione, avvenuta in modo non propriamente regolare, sia stata ottenuta per sfinimento più che per reale colpevolezza. Daniel però non aiuta in nessun modo la cittadina o la sua famiglia e neanche lo spettatore a togliersi qualche dubbio, scopriamo, infatti, che già prima del crimine, appena diciottenne, era considerato un po' sopra le righe, "strano". E' stato forse un capo espiatorio utile a coprire qualcosa di ancora più brutto?
Tutto ciò è immerso nel mistero, ma non è centrale nella serie dove il vero cuore pulsante sono i rapporti umani: il legame tra Daniel e la sorella Amantha, la quale ha impostato tutta la sua vita per liberare il fratello, la madre Janet, una donna intelligente che aveva rinunciato da tempo all'evenienza che il figlio potesse salvarsi e si trova spiazzata ora nel dover gestire un uomo di quasi 40 anni che ha perso metà della propria vita e poi c'è la famiglia allargata, il fratellastro Ted che è parte di quella fetta della popolazione della cittadina che crede Daniel colpevole. Soprattutto nella caratterizzazione di questo personaggio notiamo la superficialità e i pregiudizi presenti nella piccola società del sud degli Stati Uniti, insieme alla moglie Tawney che impersonifica il fanatismo religioso, una donna enigmatica e un po' ingenua, il cui matrimonio è nonostante la sua giovane età, è già solo apparenza. La serie, se pur non direttamente, sottolinea più volte le contraddizioni interne alla società americana che si ritiene civile e cosmopolita ma che soprattutto nelle zone più rurali e lontane dalle metropoli avanzate si compone di microcosmi fatti di persone piene di chiusure mentali; la voglia di vedere un colpevole di omicidio ucciso dallo Stato è talmente insita nel modo di pensare di queste persone che la possibilità che ci sia stato un errore giudiziario sfiora ma non preoccupa troppo la classe politica della cittadina. In quest'ambiente si radica bene la pena di morte, la filosofia barbara dell'occhio per occhio, dente per dente, che pende sulla testa di Daniel. L'aspetto rurale della serie è accentuato dal ritmo della narrazione, dilatato e lento con riprese lunghe e statiche, la scrittura, la regia, la fotografia, sono amalgamate alla perfezione per rendere al meglio il viaggio di Daniel fuori dall'istituzione totale. Rectify tenta riuscendoci di mostraci realisticamente senza finzioni cose accade a un uomo vissuto fuori dalla società, non educato alla teatralità del vivere sociale. In varie scene si nota ad esempio come Daniel non riesca ad afferrare l'ironia e sia completamente estraniato dal mondo esterno, le variabili innumerevoli che il vivere la vita presenta non sono contemplate in prigione, dove la routine è la vita, dove non può accadere che un giorno sia diverso dal precedente.
Anche il modo di parlare con locuzioni elaborate e le citazioni e riferimenti letterali sono tutti indispensabili per rendere il personaggio realistico e non appaiono assolutamente forzati o esagerati, Daniel è vissuto venti anni con solo dei libri a tenergli compagnia.

Tutto ciò è condito da una recitazione magnifica, nessuno è sopra le righe, e soprattutto Aden Young ci regala un'interpretazione profonda, sofferta e commovente rendendo naturale l'immedesimazione con la sua situazione. La scena di chiusura della stagione che lasciava la possibilità, poi colta al volo da Saundace visto il successo della critica, per una seconda stagione è estremamente forte e potente, la violenza fisica della quale Daniel è vittima disturba lo spettatore in profondità, lasciando quel sapore amaro ma di appagamento generale, come quando si è appena terminato un bellissimo libro che tratta un argomento delicato e scomodo.
Voto: 9/10

venerdì 8 marzo 2013

Ti consiglio un Pilot: Vikings - 1.01 – Rites of passage



Scandinavia VIII secolo. E' qui che ci catapulta la nuova serie di History Channel che si propone di narrare le vicende dei Vichinghi. Guerrieri originari della Scandinavia e della Danimarca che tra l'VIII e il XI secolo saccheggiarono e conquistarono le coste dell'Europa.
Non sono un'esperta del periodo storico in questione né tanto meno dei Vichinghi, ma è molto chiaro sin dalle prime scene dell'episodio pilota di Vikings la cura quasi maniacale, ma mai manualistica dedicata alla ricostruzione storica, culturale e sociale, quest'attenzione rende molto più semplice direi naturale allo spettatore entrare nella storia raccontata.
2013 Film Independent Spirit Awards - Red CarpetI primi minuti sono in lingua norrena, particolarità che mi ha elettrizzato e che ha reso molto realistica l'introduzione nel contesto culturale, la pronuncia inglese resta comunque nordica in quasi tutti i personaggi, nel proseguimento dell'episodio che, dal mio punto di vista, fa guadagnare veramente dei punti in realismo. Il ritmo è dilatato soprattutto nella prima parte, ma all'economia della storia questo non pesa troppo, sembra, infatti, quasi seguire un ritmo della natura circostante. La fotografia è uno dei punti di forza dello show, ma con quella location sinceramente sarebbe stato strano il contrario. Vivida negli esterni, dove esalta le ambientazioni, più cupa nelle scene interne come a voler porre l'accento sulla crudezza del modo di vivere.
Vikings7Vikings narra le vicende di Ragnar Lothbrok, guerriero vickingo e agricoltore con una voglia quasi ossessiva di cambiare la propria posizione e migliorarla per quanto possibile. La sua ambizione lo mette in contrasto con il capo locale Earl Haraldson, interpretato da un convincete Gabriel Byrne che insiste a mandare i suoi predoni a saccheggiare le solite coste povere dell'est, piuttosto che esplorare l'ovest. E' proprio il sogno di Ragnar quello di esplorare l'ovest e nonostante l'avvertimento di Earl a non sfidarlo ancora, si affida a Floki che per la cronaca è Gustaf Skarsgård fratello del noto Alexander e figlio del più noto Stellan Skarsgård, per costruire una nuova generazione di navi in grado di navigare nel mare del Nord. La guerra sembra annunciata. Floki, come fa notare il figlio di Ragnar, ha un nome simile a Loki il dio che nei fumetti della Marvel è figlio adottivo di Odino ma nella mitologia è un semplice compagno di Odino e del figlio Thor, in due scene dell'episodio, in apertura e quasi in chiusura Ragnar ha una visione proprio di Odino. La divinità principale della mitologia e religione germaniche del periodo, Odino è il più antico degli dei e come tale conosce il destino degli uomini. La spiritualità che tratteggia la figura di Ragnar grazie anche a queste visioni che lui interpreta come segni positivi, ci sono ancora più utili per comprendere a pieno il protagonista della serie, un'idealista e un visionario che considera la conquista dell'ovest quasi una vocazione.
Vikings però è anche una storia di famiglia, conosciamo, infatti, nel corso dei quaranta minuti del pilot, l'amore nutrito da Ragnar per la moglie Lagertha, una donna guerriera amata anche dal fratello di Ragnar, Rollo, situazione che presumibilmente li metterà in contrasto. Assistiamo all'iniziazione del figlio di Ragnar nella società vikinga che ci permette di essere spettatori in prima linea dell'esercizio del potere del capo e delle usanze culturali e religiose della popolazione.
Da sottolineare anche un sogno, presumibilmente un ricordo di Earl Haraldson, in cui vede i propri figli fatti a pezzi in una fossa dei quali sicuramente sapremo qualcosa nei prossimi episodi, è soprattutto in questi momenti ma in generale in tutto il pilot si respira l'aria di Game of Thrones questo è anche il motivo, non lo nego, per cui ho deciso di approcciarmi al pilot di questa serie e presumo sia anche in parte la carta su cui ha giocato History Channel per promuovere il nuovo show.
L'episodio pilota è molto solido e porta a termine egregiamente il suo compito, quello cioè di incuriosire per continuare la visione della serie. I personaggi sono, infatti, ben imbastiti e gli attori in generale tutti credibili, la storia è stata ben introdotta, preparandoci alle lotte e agli ostacoli che Ragnar dovrà superare da qui alla durata della stagione.
 Telefilm-Central.org
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