lunedì 13 aprile 2015

Ti consiglio un pilot: Daredevil di Netflix


Netflix ci ha cotto a fuoco lento con questo Daredevil! Sono mesi che con piccoli imput  ben centellinati : teaser di pochi secondi, trailer e poster, non ha fatto altro che aumentare l'hype per l'arrivo di questa serie, suggerendo forte e chiaro il concetto che per Netflix era la prima serie dedicata a un fumetto Marvel che si traduceva in prima serie di Marvel in mano a un cable (se vogliamo definirlo così). Ebbene, il concetto è cristallino già dopo i primi quattro minuti iniziali seguiti da una sigla ammaliante. 
Netflix ha investito un buon budget, si vede bene nella cura della regia, della fotografia, sublimemente sfocata ad esempio quando sta a sottolineare l'empatia di Matt nel sentire con il suo sesto senso la sincerità delle persone.


Into the Ring ci introduce alla storia di Matt Murdock e dei suoi comprimari e lo fa senza perdersi troppo in spiegoni noiosi. Matt perde la vista da bambino a seguito di un incidente che lo segna anche emotivamente; la perdita di un senso viene rimpiazzata dall'amplificazione degli altri che Matt decide di mettere al servizio della società; di giorno come avvocato e di notte come vigilante per le strade di Hell's Kitchen, nei panni di Daredevil.
La prima cosa che colpisce e che comunque fa la differenza in questo episodio pilota, oltre alla grande cura nei particolari già citata, è senza dubbio la caratterizzazione di Matt, riuscita pienamente in poche scene. Daredevil è un fumetto cupo e intenso e la serie di Steven S. DeKnight punta proprio su questo per farci empatizzare con il personaggio. Matt nei panni del vendicatore è un grande combattente con molte risorse ma non è invincibile è un uomo che non sconfigge il suo avversario in un batter d'occhio,ogni combattimento è sudato, Matt cade e perde sangue e questo proposito non posso non spendere due parole sulle sequenze di combattimento, curate sia per lo stile coreografico sia per l'intensità e il movimento che trasmettano alla scena.
Di giorno Matt è un avvocato alle prime armi, insieme a Foggy Nelson (Elden Henson) suo migliore amico, s'imbatte nel suo primo caso da difensore, Karen Page (Deborah Ann Woll) accusata di omicidio. Grazie al suo sesto senso, Matt crede all'innocenza della ragazza immediatamente ma scopre anche ben presto qualche importante omissione nel racconto.
Nel frattempo, durante l'episodio, ci viene presentato anche il lato malvagio di Hell's Kitchen dietro il quale si nasconde l'artefice che ha incastrato Karen. 


Il cast di Daredevil non potrebbe essere più azzeccato a cominciare da Charlie Cox che i più attenti ricorderanno per il suo forte accento irlandese in Boardwalk Empire per finire con Deborah Ann Woll perfettamente in parte e anche decisamente cresciuta artisticamente da True Blood, anche nelle scene a tre con Henson si respira una buona chemestry tra tutti e tre gli attori e una buona fluidità e tempi recitativi.


Netflix ha colpito nel segno con questo pilot e ci è riuscita nonostante le aspettative molto alte, giocando la carta dell'umanità di Daredevil, viene quasi spontaneo paragonarlo alla trasposizione cinematografica più brutta nella storia dei cinecomic, il Daredevill del 2003 con il quale non condivide nulla, soprattutto l'estraneità al ruolo di Ben Afflect. Pargonandolo anche alle altre trasposizioni televisive e cinematografiche della Marvel, Daredevil di Netflix ha una classificazione che per noi Italiani equivale alla visione consigliata agli adulti, un semaforo rosso per intenderci che lascia libero il creatore e gli sceneggiatori di spingere l'acceleratore su scene brutali e violente libertà che fa salire la produzione più in alto nella scala delle altre serie tv Marvel. Prepariamoci quindi a una buona dose di sangue che renderà tutto molto realistico ed entusiasmante. 
 

mercoledì 8 aprile 2015

Trailer che promettono bene: Southpaw di Antoine Fuqua con Jake Gyllenhaal





Jake Gyllenhaal è uno dei miei attori preferiti e non ne ho così tanti di preferiti, se ne conterranno sulle dita di una mano. Sì, ovviamente ci sono le crush attoriali momentanee ma quelle vere, quelle che durano e resistono anche alle scelte poco felici degli attori, sono poche, una di queste è proprio Jake. La scelta poco felice nel suo caso è stata fare Prince of Persia: The Sands of Time  dopo averci deliziato con performance da oscar a partire dal blasonato Brokeback Mountain a Zodiac e Brothers.
Jake Gyllenhaal però ha sbagliato poco, basta guardare la sua filmografia per vedere che, in effetti, negli ultimi anni sta affrontando tutti ruoli tutt'altro che facili, mi viene in mente Prisoners (da vedere assolutamente!) al più recente Nightcrawler.
Tutta questa premessa piuttosto lunghina era per dire che ho visto il trailer del nuovo film di Gyllenhaal Southpaw.
Un film di Antoine Fuqua scritto da Kurt Sutter. Il Kurt Sutter di Sons Of Anarchy per intenderci. Il trailer promette bene (certo è un po' troppo dettagliato per essere un tariler forse!) ma tant'è, il suo compito lo ha svolto bene mi ha fatto venire voglia di vedere il film subito, anche se bisognerà attendere perché uscirà a Luglio in America. Nel cast anche Forest Whitaker, Lupita Nyong'o e Rachel McAdams.




venerdì 3 aprile 2015

Quest'estate tutti in Scozia! Outlander dal libro di Diana Gabaldon alla serie tv di Starz



Sweet Life diventa Limoni Gialli e si trasferisce, mi trovate qui:                          LimoniGialli.com




Quando circa un anno fa avevo saputo che Ronald D. Moore, papà della serie cult di Battlestar Galatica, aveva in mente di portare sul piccolo schermo le vicende di Diana Gabaldon autrice della saga di Outlander, ne sono stata subito felice. 
Chairisco subito però che io il libro non l'ho amato per niente anzi, per certi versi mi aveva molto infastidito.
La mia felicità proveniva da una commistione di cause che anticipavano una serie tutt'altro che banale. Eh sì, perché in fin dei conti quando nel lontano 2010 (o era ancora prima?) mi ero fatta convincere a comprare e poi leggere quel tomone gigante di Oulander (in Italiano la Straniera riedito in occasione del debutto della serie tv da Corbaccio) ero piena di aspettative; se ne parlava così bene che nessuno mi aveva preannunciato che mi sarei trovata davanti un romance in tinte fantasy con lunghi momenti di noia e spruzzate di sadismo qui e lì. 
Stoicamente avevo sorbito le 838 pagine nonostante il genere non mi fosse congeniale per una ragione: le vicende di Claire e Jamie a me interessavano era tutto il contorno un po' troppo harmony a non convincermi.
Sapevo, perché avevo amato Battlestar Galatica, che Ronald D. Moore non mi avrebbe tradito e così è stato.
Outlander la serie, lo dico subito e non me ne vogliano le lettrici fan della saga letteraria, nobilita di molto il libro; soprattutto un aspetto non di poco conto come il trattamento riservato alle donne dell’epoca è ben affrontato e non reso “sexy o attraente” cosa che non avviene nel più blasonato Game of Thrones, dove una sfilza di donne viene violentata facendo da sfondo ad azioni importanti guarda caso con uomini protagonisti.


La serie colpisce proprio per quell'eleganza che a mio avviso latita un po' nel libro, probabilmente anche per il mezzo meno flemmatico qual è la tv, eleganza e originalità che si notano nell'episodio, forse più bello della prima parte di stagione, “the Wedding". Un episodio che sarebbe potuto, se gestito male, apparire volgare ma che invece risulta la perla di questa serie.
La serie tv convince oltre che per la direzione e la sceneggiatura anche per la scelta dei tre attori protagonisti: Caitriona Balfe e Sam Heughan hanno una buonissima intesa e sono azzecatissimi nei ruoli, Tobias Menzies che ha il ruolo di Frank e del suo antenato Jonathan Randall è ben amalgamato alla storia narrata.
I primi episodi di Oulander, infatti, appaiono a prima vista più lenti e dilatati rispetto al crescendo del ritmo che si raggiunge con il quarto episodio, ma sono necessari a darci le basi della dualità in cui si trova Claire. Divisa tra due mondi e tra due uomini. 
Costruendo con pazienza e intelligenza il rapporto tra Frank e Claire nei primi episodi è molto più semplice, ad esempio rispetto al libro (ma questo è opinabile, ne sono consapevole), capire per lo spettatore lo stato d'animo di Claire e quindi le sue azioni.


Leggevo proprio l'altro giorno che dopo la messa in onda della serie c'è stato un Boom di prenotazioni in Scozia. Questa serie è stata un bel modo per incrementare il turismo. E in effetti anche io l'ho detto dopo pochi episodi: "Senti, quest'estate andiamo in Scozia!" Questa magia antica e rurale, la natura, la lingua, tutto è ben reso nella serie e ci rimanda a un luogo magnetico da voler visitare a tutti i costi!
 Io vi consiglio di recuperare questa serie perché è un buon intrattenimento in lingua originale sarebbe l'ideale come sempre, MA SE non masticate bene l'inglese Fox ha già trasmesso dal 9 Marzo la prima parte di stagione, mentre il 4 Aprile Starz manderà in onda in prima assoluta la conclusione della prima. E voi? Siete fan del libro o della serie?
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...